Evoluzione alimentare e salute

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Per comprendere perché alcuni alimenti possono alterare il nostro benessere oltre a cercare nel nostro DNA le risposte, dobbiamo fare un salto alle nostre origini più remote che hanno plasmato il nostro genoma a quello che siamo oggi giorno.

Il nostro patrimonio genetico è praticamente identico all’uomo paleolico di circa 120.000 anni, mentre sono “solo” 10.000 anni che siamo passati dalla condizione di cacciatori-raccoglitori (uomo paleolitico) ad agricoltori-allevatori (era neolitica). In questo cambiamento, la nostra salute ha risentito di notevoli cambiamenti. I cambiamenti si sono avuti oltre che per gli alimenti anche per i nuovi stili di vita, da attivi a sedentari.

Il primo dato che mostra questo cambiamento è quello antropomorfico, l’uomo paleolitico infatti, misurava 1.77 m di media e la donna 1.66 m, entrambi con costituzione robusta e ossa pesanti, mentre l’uomo del tardo neolitico (agricoltore-allevstore), 1,61 m e la donna 1,54 m di media con costituzioni più esili. Anche la sopravivenza media si era ridotta da una media 35,4 anni per l’uomo paleolitico a 33,1 anni del tardo neolitico.  Questo è spiegabile, con il fatto che le abitudini alimentari dell’uomo paleolitico datavano a circa 3 milioni di anni in cui il nostro organismo si era perfettamente adeguato.

Oggi dopo circa 10.000 anni, il nostro organismo pur evolvendo, non ha ancora potuto adeguarsi completamente all’attuale alimentazione, che ancora una volta risente di ulteriori dei cambiamenti alimentari dell’era industriale, che oltre a creare nuovi cibi ha anche cambiato la catena alimentare di cui parleremo nel prossimo capitolo.

Dunque, quali sono gli alimenti con cui il nostro organismo ha ancora problemi di tolleranza? In particolare cereali e latticini. I primi per il contenuto di glutine e lectine  mentre i latticini per il loro contenuto di lattosio.

Il glutine, noto per il morbo celiaco, è una proteina che si trova in frumento, orzo e segale e miglio. Questa proteina scatena una reazione immunitaria a livello intestinale con gravi lesioni alla mucosa dell’intestino tenue, che regrediscono eliminando il glutine dalla dieta.

Le lectine, sono proteine contenute nei cereali con potenziali agglutinanti all’interno dell’organismo, in particolare l’agglutinina del germe di grano (WGA), una delle lectine più reattive, si trova in tutti i cereali.

Perché sarebbero dannose:

– non vengono scomposte in amminoacidi e restano intatte fino all’intestino dove possono scatenare reazioni immunologiche locali.

– riconosciute dai recettori intestinali sono trasportate intatte attraverso la parete intestinale.

– una volta che queste proteine circolano nell’organismo, possono essere scambiate dal sistema immunitario come virus, batteri o parassiti che spesso utilizzano le stesse proteine per legarsi alle cellule.

– hanno somiglianze con alcune proteine dell’organismo, ad esempio con un proteina presente nelle cellule beta del pancreas che producono insulina. Un eventuale reazione immunitaria contro l’agglutinina potrebbe scatenare reazioni immunitarie contro queste cellule pancreatiche e dunque diabete.

– Influenzano l’enzima transglutaminasi con possibili conseguenze sulla coagulazione e su altre proteine dell’organismo.

Queste caratteristiche dei cereali, sarebbe da imputare alla loro origine selvatica che porta in se una componente difesa rispetto alla loro ingestione da parte di un organismo. In fondo i cereali sono i semi e dunque la vita delle piante che le producono!

Tra i prodotti dell’allevamento, il latte è un altro alimento a cui ancora il nostro organismo non ha saputo completamente adeguarsi. Un esempio di come sul nostro DNA uno SNP possa alterare l’espressione genica è il polimorfismo che altera la tolleranza al lattosio. Una mutazione verificatasi circa 9000 anni fa nel nord Europa ha modificato l’espressione del gene per la lattasi idrolasi (locus LCH). Benchè esistano 11 polimorfismi, classificati in 4 aplotipi differenti (A, B, C, U), un SNP chiamato C13910T localizzato 14 kb a monte del gene LCH è altamente associato con la tolleranza al lattosio.

L’aplotipo A conferisce l’intolleranza al lattosio: frequenza del 86% nelle popolazioni del nord Europa, ma solo del 36% di quelle del sud. Il permanere di tale variante nelle popolazioni può conferire alcuni vantaggi selettivi che comprendono un’alimentazione migliore, la prevenzione delle disidratazione ed un miglior assorbimento del calcio.

Ancora oggi, dopo circa 10.000 anni di consumo dei cereali e latticini, il nostro organismo e quindi il nostro DNA non è ancora  completamente compatibile con questi alimenti, non a caso restano tra gli alimenti più allergici, insieme a legumi e uova. Proprio gli alimenti inseriti con l’avvento dell’agricoltura e dell’allevamento.

Dr Enrico Bevacqua